All’inferno e ritorno. A
Bournemouth – città di 183mila abitanti nel Dorset, a sud dell’Inghilterra – il
recente passato che aveva rischiato di rivelarsi fatale ha lasciato spazio
all’immediato futuro chiamato Premier League. Le Cherries (soprannome che deriva dai ciliegi presenti nelle
vicinanze del Dean Court, casa del club fin dal 1910) lunedì hanno festeggiato
il raggiungimento nella massima serie sconfiggendo il Bolton per 3-0. Un
risultato che ha permesso al club di portarsi al secondo posto in solitaria a
87 punti, a tre lunghezze dal Middlesbrough, che per compiere il sorpasso
dovrebbe vincere l’ultima partita con uno scarto pari a 19 gol. Un’utopia, che
ha messo subito da parte l’aritmetica e la scaramanzia per dare vita alla festa
per un traguardo storico: la promozione in Premier League per la prima volta in
116 di storia. E pensare che, nemmeno troppo tempo fa, la società era andata ad
un passo dal fallimento e dalla sparizione dall’atlante calcistico.
Racconti, aneddoti, curiosità, cultura ed informazione sullo sport più bello del mondo. Da un appassionato per gli appassionati.
mercoledì 29 aprile 2015
mercoledì 15 aprile 2015
#JFT96: Hillsborough, 15 aprile 1989
Un giorno di festa che si trasformò
in un giorno di morte. Una data che segnò l’anno zero del calcio inglese.
Sheffield, stadio di Hillsborough. 15 aprile 1989. Oggi sono 26 anni da quel
maledetto giorno che sconvolse l’Inghilterra ed il mondo intero. Da allora,
Hillsborough – impianto di proprietà dello Sheffield Wednesday – è diventato
simbolo di dolore e morte ogni qualvolta lo si senta nominare. Un nome che fa
gelare il sangue a tutta Liverpool anche a distanza di così tanto tempo.
martedì 14 aprile 2015
I Wolves e quel passato glorioso che fece innamorare George Best
Non è da tutti essere stati la squadra del cuore di George
Best, uno che il migliore lo era per davvero.
Il destino a volte è strano e nel 1954 fece incontrare il
club che in quel momento era il migliore con colui che lo sarebbe presto
diventato: il Wolverhampton Wanderers e George Best, il presente e il futuro
del concetto di football elevato alla massima potenza.
Il battesimo di Wembley, George Scorey e il White Horse che divennero protagonisti della finale di FA Cup
In origine era l’Empire Stadium, costruito in soli 300
giorni in vista dell’Esposizione Imperiale Britannica del 1924, in seguito
divenne più familiarmente noto come Wembley Stadium, dal nome del quartiere in
cui esso sorgeva. La vista dell’imponente struttura era di quelle da togliere
il fiato, con un unico grande anello di gradinate capace di ospitare oltre
100mila spettatori dei quali 45mila a sedere; era anche presente una tribuna in
parte coperta in cui si trovava il palco reale, con i celebri 39 gradini per
accedervi direttamente dal campo. L'esterno era caratterizzato dalle facciate
in stile vittoriano e dalle celebri twin towers, torri bianche alte ben
38 metri e autentico marchio di fabbrica, che delimitavano l'ingresso alla
tribuna principale, la North Stand.
Hibbo scores, we riot!
Quella tra Tony Hibbert e l’Everton
è un’autentica storia d’amore, una di quelle che non capitano tutti I giorni. Insieme
da 25 anni a questa parte, quando nel 1990 Hibbo vestì per la prima volta la
casacca blu dei Toffees ai tempi delle giovanili. Un quarto di secolo vissuto
con i colori che da sempre tifava da bambino: presenze tantissime, ben 372, gol
pochi, appena 9. Il primo dei quali, però, destinato a rimanere nella mente di
chi affollava Goodison Park l’8 agosto del 2012.
Walter Winterbottom e la prima volta dell’Inghilterra al Mondiale di Brasile ‘50
Da professore ad allenatore della
Nazionale di calcio inglese. Nel mezzo, una discreta carriera da giocatore
prima a livello amatoriale e poi da professionista. Poche le soddisfazioni
individuali, enormi invece i meriti a lui riconosciuti. Per esempio, aver fatto
capire all’Inghilterra l’importanza del Mondiale ed esserne divenuto il primo
manager. Walter Winterbottom fu il pioniere della nascita della moderna figura
del CT e le sue attività lo portarono a far parte dell'Ordine dell'Impero
Britannico nel 1963 e della Hall of Fame del calcio inglese nel 2005.
lunedì 13 aprile 2015
Lily Parr e le Dick Kerr's Ladies: quando erano le donne a fare il tutto esaurito (e a segnare valanghe di gol)
Chi ha mai detto che il calcio non
sia anche roba da donne? La storia di Lily Parr e delle Dick Kerr's Ladies
sfata questo mito. Le loro vicende si
intersecano quasi per caso, ma il destino che ne segue è di quelli destinati a
lasciare un segno indelebile nonostante il passare del tempo. Lily e le Dick
Kerr’s Ladies vengono oggi ricordate come le pioniere del calcio femminile in Inghlterra
e nel mondo. Lei segnò in carriera oltre 1000 gol e fu insignita della Hall of
Fame del calcio inglese nell’edizione inaugurale del 2002 (unica donna a
riuscirci), la sua squadra invece si rese protagonista di svariati tour in giro
per il Paese che fecero registrare il tutto esaurito e incassi da capogiro destinati
in beneficenza.
Jock Stein, i Lisbon Lions e quegli scozzesi nativi di Parkhead che portarono il Celtic nella storia
Nel calcio, così come nella vita e in qualsiasi altro sport,
esistono momenti il cui ricordo è destinato a rimanere immortale, eterno, indelebile
nel tempo. Momenti che appartengono alla storia, che si tramandano ai posteri e
di cui ciascun tifoso va fiero ed orgoglioso. Se sei del Celtic, la data è il
25 maggio 1967. La formazione –in ordine dal numero 1 al numero 11- quella
formata da Simpson, Craig, Gemmell, Murdoch, McNeill, Clark, Johnstone,
Wallace, Chalmers, Auld, Lennox. O se preferite The Lisbon Lions.
Goodbye Hereford United: cronaca di una storia finita male e di un giant-killing che fece epoca
Un’esistenza durata 90 anni, a spasso tra le serie minori e qualche rara apparizione in Football League, terminata per colpa del nemico peggior di qualsiasi piccola realtà calcistica: il denaro. A Hereford, cittadina dell’Inghilterra occidentale, lo sanno bene. Un ritardo nel pagamento di un debito da 1.3 milioni di sterline è costato all’Hereford United l’esclusione da “ogni qualsiasi attività calcistica”, come si legge nel comunicato emesso dalla FA in data 11 dicembre 2014.
Herbert Chapman, il visionario che plasmò le vittorie dell’Arsenal
La sua statua campeggia all’esterno dell’Emirates Stadium con lo sguardo rivolto verso l’entrata dell’impianto, quasi a voler scrutare quel che accade sul terreno di gioco. Come un padre attento che osserva il proprio figlio dare i primi calci al pallone. E lui, Herbert Chapman, fu a tutti gli effetti il padre dei primi successi dell’Arsenal, pioniere del calcio nel senso moderno del termine e figura nettamente avanti rispetto ai suoi tempi.
Arsenal v Wigan 4-2: l’addio ad Highbury e il bacio di Henry all’erba del magico tempio del calcio
Londra, 7 maggio 2006. Una data
che nessun tifoso dell’Arsenal potrà mai dimenticare. Una data che, al tempo
stesso, tutti gli amanti del calcio inglese vorrebbe cancellare dal calendario.
Si disputa l’ultima giornata di Premier League che ha visto il Chelsea
laurearsi campione per il secondo anno di fila e Birmingham, West Bromwich e
Sunderland retrocedere in Championship. Soprattutto, però, quel 7 maggio 2006
si celebra l’addio ad Highbury dopo 93 anni di onorato servizio.
20 luglio 1914: quando l’Exeter City diede i natali alla Selecao
Don Revie e il Dirty Leeds
Non tutti i personaggi del mondo
del calcio sono passati alla storia per essersi fatti amare. La maggior parte
ha lasciato un ricordo indelebile incantando numerose platee con giocate di
fino, altri si sono fatti apprezzare per qualità umane e morali dentro e fuori
dal campo, altri ancora hanno mostrato comportamenti eccentrici e controversi che
hanno attirato le simpatie di molti. Ma c’è anche chi è entrato nella storia
dalla porta secondaria, costruendosi la pessima reputazione di persona odiata
ai più. Proprio come Donald George Revie, meglio noto come Don Revie, che tra gli anni ’60 e ’70 conquistava trofei in lungo e
in largo con il suo Leeds. Lo stesso che Brian
Clough, suo nemico giurato, definì più volte “Dirty Leeds”, squadra che
faceva della scorrettezza e della totale assenza di fair play il suo marchio di
fabbrica.
Le origini del calcio e l’invenzione di John Alexander Brodie che ne rivoluzionò il gioco
Il prototipo del gioco del calcio
come lo conosciamo oggi nacque il 24 ottobre 1857 attraverso la fondazione
dello Sheffield Football Club, il più antico club del mondo tuttora in vita che
attualmente milita nell’ottava serie del calcio inglese, la Northern Premier League Division One South.
Anni più tardi, il 26 ottobre 1863 il calcio ottenne anche un
riscontro istituzionale. Alla Free Mason's Tavern di Londra si riunirono
infatti i rappresentanti di undici club e associazioni sportive per creare la
prima federazione calcistica nazionale che prenderà il nome di Football
Association.
Dario Gradi, l’Alex Ferguson di Crewe
Quando si pensa al record di longevità su una sola panchina,
la mente non può che andare a Sir Alex Ferguson, che dal 1986 al 2013 sedette
su quella del Manchester United portando il club a raggiungere traguardi mai
toccati in precedenza. Quello che tutti non sanno, però, è che esiste qualcuno
che ha saputo persino fare meglio di lui. Con due sole differenze: aver passato
quasi tutta la carriera da manager allenando in Football League e senza mai
vincere uno straccio di trofeo, entrando persino nella Hall of Fame come
riconoscimento per oltre trent’anni trascorsi alla guida della stessa squadra.
Siamo a Crewe e l’Alex Ferguson in questione risponde al nome di Dario Gradi.
L’epopea di Denis Law: dalla Holy Trinity a quel gol che mai avrebbe voluto segnare
Uno degli aspetti più romantici del calcio è dato dalla possibilità di creare dei legami tra un giocatore e il suo club che niente e nessuno potrà mai separare. Legami talmente forti da resistere anche alla peggiore delle offese. Persino se l’offesa in questione è un gol talmente bello e crudele da condannare alla retrocessione una squadra con cui hai vinto quasi tutto, titoli individuali compresi. Circoscriviamo questo scenario già di per sé incredibile in un derby di Manchester della primavera del 1974 e otteniamo l’intreccio perfetto di una storia folle e incredibile. Una storia che unisce e divide, nel segno di un calciatore dalla capigliatura bionda e dal sangue scozzese. Il suo nome è Denis Law, l’uomo delle due Manchester. Icona e leggenda dello United, Re di Old Trafford che prima di terminare la propria carriera giustiziò il suo vecchio club indossando l’altra maglia, quella blu del City.
Support your local team: l’essenza del tifo calcistico made in England
Un
approfondimento sul concetto di Support your local team, tanto radicato in
Inghilterra quanto poco conosciuto ed attuato in Italia. Un viaggio indietro
nel tempo per capire l’origine di tifare per i colori della propria città, con
un occhio di riguardo all’avvento della globalizzazione che ha troppo spesso
intaccato l’identità di alcuni club. Dal tifoso protagonista al tifoso
spettatore, analizziamo l’evoluzione del calcio inglese dalle origini ai giorni
nostri
10 giorni sul tetto d’Inghilterra: quando il QPR accarezzò il titolo nel 1975-76
La stagione 1975-76 rappresenta probabilmente l’apice di
quei sensi di bellezza e crudeltà che solo il calcio è capace di offrire. Una
storia incompiuta, un obiettivo svanito quando ormai sembrava fatta, che vide
protagonista il QPR, squadra della zona residenziale e più lussuosa del West
London, e il Liverpool di Paisley, club che di li a poco avrebbe scritto la
storia in Inghilterra e in Europa. I primi furono beffati sul più bello, i
secondi alzarono al cielo quel titolo che fino a dieci giorni prima era stato
nelle mani del QPR.
sabato 11 aprile 2015
L’Aston Villa e la Coppa dei Campioni messa in palio nel garage di una stazione di polizia
In quanto a storia, blasone e tradizione l’Aston Villa ha poco da recriminare a tutte le altre squadre del panorama calcistico inglese. Nonostante una storia recente povera di successi, i claret and blue di Birmingham possono vantare un invidiabile curriculum di trofei e onorificenze: i Villans sono infatti uno dei club più vecchi e vincenti d’Inghilterra, tra i membri fondatori della Football League nel 1888 e della Premier League nel 1992.
La loro bacheca conta 7 titoli nazionali, altrettante FA Cup, un Charity Shield, una Coppa Intertoto e una Supercoppa Europea. Ma quello di cui i tifosi dell’Aston Villa vanno più fieri rimane la conquista della Coppa dei Campioni nella stagione 1981-82, momento più alto mai raggiunto nella storia ultracentennale del club.
La loro bacheca conta 7 titoli nazionali, altrettante FA Cup, un Charity Shield, una Coppa Intertoto e una Supercoppa Europea. Ma quello di cui i tifosi dell’Aston Villa vanno più fieri rimane la conquista della Coppa dei Campioni nella stagione 1981-82, momento più alto mai raggiunto nella storia ultracentennale del club.
Brian Clough: storia, mito e leggenda tra Derby County e Nottingham Forest
Quella tra Derby County-Nottingham Forest è sempre stata una rivalità molto particolare, forse una delle più singolari in Inghilterra. Non tanto per il fatto che le rispettive città distano 26 chilometri, quanto per il modo in cui essa nacque. Fino agli anni ’70, infatti, le alterne vicende delle due squadre avevano fatto sì che tra loro si fossero registrate tutto sommato poche partite. L’unica di un certo rilievo si era persino verificata nel secolo precedente, durante una finale di FA Cup nel 1898, con vittoria del Forest per 3-1.
Ogni volta che Rams e Forest si affrontano nell’East Midlands Derby, questa sfida evoca dal 6 gennaio 1975 nei tifosi di entrambe le squadre un solo ricordo: quello intramontabile di Brian Howard Clough, uno dei manager migliori di sempre che sedette su entrambe le panchine, il cui passaggio quel lontano giorno di 40 anni fa dal Leeds al Nottingham scatenò l’accesissima rivalità tra Rams e Forest. Ed è proprio qui, in un semplice quanto normale trasferimento di mercato, che sta la particolarità dell’East Midlands Derby.
Remembering Bobby Moore: dal bracciale di Bogotà alla Coppa del Mondo del '66
“E’ stato senza dubbio il miglior difensore che ho incontrato in tutta la mia carriera”: con queste parole Pelé definì il più forte difensore che l’Inghilterra avesse mai conosciuto. Quel giocatore - che vestiva sulle spalle il numero 6 - condusse i 3 Leoni alla vittoria della prima e sinora unica Coppa del Mondo nel 1966. Il suo nome era Bobby Moore, mito e bandiera del West Ham dal 1958 al 1974.
Archibald Leitch, un genio dell’architettura prestato al mondo del calcio
Evidentemente Archibald Leitch aveva l’architettura nel sangue. Aggiungeteci la sua passione per il calcio, in particolare per i Rangers, e i conti sono presto fatti: se oggi il football d’Oltremanica vanta alcuni tra gli impianti sportivi più belli del mondo, un piccolo merito è anche del signor Leitch. Proprio così, perché l’architetto scozzese prestò la sua firma alla realizzazione di oltre 20 stadi sparsi tra il Regno Unito e l’Irlanda a cavallo tra il 1899 e il 1939. Quarant'anni della propria esistenza dedicati al calcio portarono alla luce veri e propri capolavori architettonici, destinati ad accogliere lo sport che nel XX secolo si diffuse a macchia d’olio in tutta Europa. E a lasciare a noi posteri il più bel ricordo della genialità di quest’uomo.
Bill Shankly e il Liverpool: storia di un amore immortale e divino
Il calcio lo salvò da una vita di stenti e di fatiche nelle miniere di carbone. E a Liverpool diventò un simbolo, un’icona immortale e una divinità, idolatrata ancora oggi ad Anfield e nei pub della città di fede Reds. Lui, William “Bill” Shankly, socialista proveniente dalla working class, fu l’artefice della rinascita del Liverpool nel decennio compreso tra gli anni ’60 e ’70, quando prese per mano un club nel fango della Second Division e lo trasformò in un vero e proprio fenomeno europeo, ponendo le basi per i successi degli anni a venire.
La triste storia del Belfast Celtic e di quel folle pomeriggio a Windsor Park
C’è una cosa che a Belfast impari a conoscere sulla tua pelle: calcio, politica e religione vanno sempre a braccetto, convivono l’uno nell’altro e formano una trinità indissolubila ed eterna. Si tratta di tre aspetti che segnano l’esistenza di ogni squadra di calcio, ma che a volte possono anche decretarne la fine. Ne sa qualcosa il Belfast Celtic, club fondato nel 1891 da un gruppo di cattolici che si ispirò ai predecessori dell’altro Celtic, quello scozzese di Glasgow nato appena quattro anni prima, simbolo per antonomasia della parte cattolica della città.
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