martedì 14 aprile 2015

Il battesimo di Wembley, George Scorey e il White Horse che divennero protagonisti della finale di FA Cup





In origine era l’Empire Stadium, costruito in soli 300 giorni in vista dell’Esposizione Imperiale Britannica del 1924, in seguito divenne più familiarmente noto come Wembley Stadium, dal nome del quartiere in cui esso sorgeva. La vista dell’imponente struttura era di quelle da togliere il fiato, con un unico grande anello di gradinate capace di ospitare oltre 100mila spettatori dei quali 45mila a sedere; era anche presente una tribuna in parte coperta in cui si trovava il palco reale, con i celebri 39 gradini per accedervi direttamente dal campo. L'esterno era caratterizzato dalle facciate in stile vittoriano e dalle celebri twin towers, torri bianche alte ben 38 metri e autentico marchio di fabbrica, che delimitavano l'ingresso alla tribuna principale, la North Stand.

Uno stadio così avveniristico e moderno per l’epoca meritava un evento all’altezza che ne celebrasse l’ufficiale inaugurazione. E scelta migliore di una finale di FA Cup non avrebbe potuto esserci. La Federazione inglese autorizzò a disputare l’ultimo atto della Coppa d’Inghilterra tra Bolton e West Ham a Wembley: era il 28 aprile 1923 e una folla di oltre 200mila persone invase lo stadio, con tanta voglia di football in corpo e un po’ di sana curiosità nel vedere il più grande impianto calcistico costruito in Inghilterra.
Il kick off della finale era previsto alle 15, ma già a partire da mezzogiorno vennero aperte per la prima volta le porte dell’Empire Stadium. In pochissimo tempo l’impianto raggiunse la capienza massima, con 125mila persone che si riversarono sugli spalti. L’affluenza del pubblico tuttavia non si fermò e i punti di accesso non tardarono a collassare. Molti saltarono le barriere e arrivarono a invadere il terreno di gioco, essendo le gradinate ormai strapiene in ogni ordine di posto. Gli agenti non poterono far nulla di fronte a questa massiccia invasione e il campo divenne in poco tempo impraticabile, a tal punto che si pensò persino di sospendere la finale. C’era una tal confusione che i giocatori del Bolton non potevano neppure raggiungere gli spogliatoi.

Come ultimo disperato tentativo, la polizia ricorse alla sua divisione a cavallo per tentare di allontanare la massa presente sul terreno di gioco e permettere lo svolgimento della partita. Fu una mossa vincente, che consegnò alla storia un ignaro bobby e il suo cavallo bianco: il fantino faceva all’anagrafe George Scorey, il suo fedele destriero rispondeva al nome di Billie. Quella che divenne poi nota come The White Horse Final poté avere finalmente inizio, seppur con 45 minuti di ritardo. Sotto lo sguardo vigile di Billie che teneva la folla al di fuori delle linee di gioco, fu il Bolton ad avere la meglio e ad aggiudicarsi la Coppa per 2-0. Un risultato non privo di polemiche, visto il ruolo attivo che il pubblico ebbe in entrambi i gol. Nel primo, il mediano del West Ham Jack Tresadern rimase “imbrigliato” tra i tifosi, consentendo al centravanti avversario David Jack di tirare indisturbato. Nel secondo, invece, pare che la palla avesse oltrepassato la linea laterale prima di entrare in rete, ma il pubblico ammassato a bordo campo e qualche piccola invasione qua e là impedirono di comprendere la validità o meno del gol. A fare da contorno, una direzione di gara tutt’altro che positiva dell’arbitro D.H. Asson, che concesse un intervallo di pochi secondi al fine di velocizzare il più possibile lo svolgimento dell’incontro.
Nonostante la conquista della FA Cup nella partita inaugurale di Wembley, la vittoria del Bolton passò in secondo piano, oscurata dalle grandi gesta di Billie e del proprio fantino, capaci da soli di avere la meglio su una moltitudine di gente riversatasi in campo.

Si calcola che nello stadio assistettero alla finale 250mila tifosi, quasi il doppio rispetto al dato ufficiale che faceva registrare 126.047 presenze. Una delle maggiori valanghe della storia del football non dovette lamentare né morti, né feriti gravi. Solo 22 persone finirono in ospedale e un migliaio furono medicate sul posto per piccole lesioni. In seguito la Camera dei Comuni approvò nuove norme di sicurezza per le partite al fine di evitare incidenti di questo tipo, con il provvedimento più importante che riguardava la messa in vendita dei biglietti in anticipo per match di cartello.
Il governo si congratulò anche con la polizia e si mosse per rendere il giusto tributo ai veri eroi di quel giorno, senza il cui intervento la finale non sarebbe mai nemmeno cominciata. A George venne offerta la possibilità di andare gratis a Wembley per tutta la vita, ma il poliziotto –da non appassionato di football qual era- declinò gentilmente la proposta asserendo di voler impiegare i pomeriggi delle finali di Coppa alla cura del proprio giardino. Al suo cavallo Billie fu invece intitolato nel 2005 –in seguito alla ricostruzione di Wembley- il ponte pedonale di accesso allo stadio che venne così denominato White Horse Bridge. I veri protagonisti di quel 28 aprile 1923 furono ripagati e resi immortali dalle foto dell’epoca. Senza di loro, forse, la prima volta a Wembley non sarebbe stata la stessa

Nessun commento:

Posta un commento