In origine era l’Empire Stadium, costruito in soli 300
giorni in vista dell’Esposizione Imperiale Britannica del 1924, in seguito
divenne più familiarmente noto come Wembley Stadium, dal nome del quartiere in
cui esso sorgeva. La vista dell’imponente struttura era di quelle da togliere
il fiato, con un unico grande anello di gradinate capace di ospitare oltre
100mila spettatori dei quali 45mila a sedere; era anche presente una tribuna in
parte coperta in cui si trovava il palco reale, con i celebri 39 gradini per
accedervi direttamente dal campo. L'esterno era caratterizzato dalle facciate
in stile vittoriano e dalle celebri twin towers, torri bianche alte ben
38 metri e autentico marchio di fabbrica, che delimitavano l'ingresso alla
tribuna principale, la North Stand.
Uno stadio così avveniristico e moderno per l’epoca meritava
un evento all’altezza che ne celebrasse l’ufficiale inaugurazione. E scelta
migliore di una finale di FA Cup non avrebbe potuto esserci. La Federazione
inglese autorizzò a disputare l’ultimo atto della Coppa d’Inghilterra tra
Bolton e West Ham a Wembley: era il 28 aprile 1923 e una folla di oltre 200mila
persone invase lo stadio, con tanta voglia di football in corpo e un po’ di
sana curiosità nel vedere il più grande impianto calcistico costruito in
Inghilterra.
Il kick off della finale era
previsto alle 15, ma già a partire da mezzogiorno vennero aperte per la prima
volta le porte dell’Empire Stadium. In pochissimo tempo l’impianto raggiunse la
capienza massima, con 125mila persone che si riversarono sugli spalti. L’affluenza
del pubblico tuttavia non si fermò e i punti di accesso non tardarono a
collassare. Molti saltarono le barriere e arrivarono a invadere il terreno di
gioco, essendo le gradinate ormai strapiene in ogni ordine di posto. Gli agenti
non poterono far nulla di fronte a questa massiccia invasione e il campo
divenne in poco tempo impraticabile, a tal punto che si pensò persino di
sospendere la finale. C’era una tal confusione che i giocatori del Bolton non
potevano neppure raggiungere gli spogliatoi.
Come ultimo disperato tentativo, la polizia ricorse alla sua divisione a
cavallo per tentare di allontanare la massa presente sul terreno di gioco e
permettere lo svolgimento della partita. Fu una mossa vincente, che consegnò
alla storia un ignaro bobby e il suo
cavallo bianco: il fantino faceva all’anagrafe George Scorey, il suo fedele
destriero rispondeva al nome di Billie. Quella che divenne poi nota come The White Horse Final poté avere
finalmente inizio, seppur con 45 minuti di ritardo. Sotto lo sguardo vigile di
Billie che teneva la folla al di fuori delle linee di gioco, fu il Bolton ad
avere la meglio e ad aggiudicarsi la Coppa per 2-0. Un risultato non privo di
polemiche, visto il ruolo attivo che il pubblico ebbe in entrambi i gol. Nel
primo, il mediano del West Ham Jack Tresadern rimase “imbrigliato” tra i
tifosi, consentendo al centravanti avversario David Jack di tirare
indisturbato. Nel secondo, invece, pare che la palla avesse oltrepassato la
linea laterale prima di entrare in rete, ma il pubblico ammassato a bordo campo
e qualche piccola invasione qua e là impedirono di comprendere la validità o
meno del gol. A fare da contorno, una direzione di gara tutt’altro che positiva
dell’arbitro D.H. Asson, che concesse un intervallo di pochi secondi al fine di
velocizzare il più possibile lo svolgimento dell’incontro.
Nonostante la conquista della FA Cup nella partita inaugurale di Wembley,
la vittoria del Bolton passò in secondo piano, oscurata dalle grandi gesta di
Billie e del proprio fantino, capaci da soli di avere la meglio su una
moltitudine di gente riversatasi in campo.
Si calcola che nello stadio assistettero alla finale 250mila tifosi, quasi
il doppio rispetto al dato ufficiale che faceva registrare 126.047 presenze. Una
delle maggiori valanghe della storia del football non dovette lamentare né
morti, né feriti gravi. Solo 22 persone finirono in ospedale e un migliaio
furono medicate sul posto per piccole lesioni. In seguito la Camera dei Comuni approvò nuove norme
di sicurezza per le partite al fine di evitare incidenti di questo tipo, con il
provvedimento più importante che riguardava la messa in vendita dei biglietti
in anticipo per match di cartello.
Il governo si congratulò anche con la polizia e si mosse per rendere il
giusto tributo ai veri eroi di quel giorno, senza il cui intervento la finale
non sarebbe mai nemmeno cominciata. A George venne offerta la possibilità di
andare gratis a Wembley per tutta la vita, ma il poliziotto –da non
appassionato di football qual era- declinò gentilmente la proposta asserendo di
voler impiegare i pomeriggi delle finali di Coppa alla cura del proprio
giardino. Al suo cavallo Billie fu invece intitolato nel 2005 –in seguito alla
ricostruzione di Wembley- il ponte pedonale di accesso allo stadio che venne
così denominato White Horse Bridge. I veri protagonisti di quel 28 aprile 1923 furono ripagati e resi immortali dalle foto dell’epoca. Senza di loro, forse, la prima volta a Wembley non sarebbe stata la stessa
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