martedì 14 aprile 2015

Hibbo scores, we riot!





Quella tra Tony Hibbert e l’Everton è un’autentica storia d’amore, una di quelle che non capitano tutti I giorni. Insieme da 25 anni a questa parte, quando nel 1990 Hibbo vestì per la prima volta la casacca blu dei Toffees ai tempi delle giovanili. Un quarto di secolo vissuto con i colori che da sempre tifava da bambino: presenze tantissime, ben 372, gol pochi, appena 9. Il primo dei quali, però, destinato a rimanere nella mente di chi affollava Goodison Park l’8 agosto del 2012.

Tony Hibbert nasce a Liverpool il 20 febbraio 1981. Cresce a Huyton, cittadina da 55mila abitanti della contea del Merseyside, in una famiglia che ha nel sangue la fede Toffees. Hibbo ne rimane contagiato e viene così avviato sulla strada che porta a Goodison Park. A 9 anni veste per la prima volta la maglia dell’Everton e con essa si fa tutte le trafile delle giovanili. Inizialmente nato come un centrocampista, viene poi adattato come terzino destro, ruolo che mai più abbandonerà nel corso della carriera.
Nel 1998 vince il suo primo e unico trofeo, la Youth FA Cup con la selezione Under18. I dirigenti del club restano affascinati dalla sua forza fisica e dall’impegno che il ragazzo mette in ogni partita e nel 2000, all’età di 19 anni, Hibbert viene promosso in prima squadra. Il suo debutto in Premier League avviene l’anno seguente, in un match giocato davanti al proprio pubblico e vinto dall’Everton per 2-0 ai danni del West Ham.

Hibbert non tarda a conquistarsi un posto da titolare fisso e soprattutto ad entrare nel cuore dei tifosi che tanto apprezzano il suo attaccamento alla maglia e la profonda dedizione con cui affronta ogni partita. Dal 2002-03 al 2007-08 — eccezion fatta per le parentesi del 2005-06 e del 2006-07 dove le presenze diminuiscono — è pressoché inamovibile dal ruolo di terzino destro nella formazione allora allenata da David Moyes.
Le presenze aumentano con il passare degli anni, ma dei gol nemmeno l’ombra. Si arriva così dall’8 agosto 2012, quando a Goodison Park viene organizzato un testimonial match contro l’AEK Atene intitolato proprio a lui per la fedeltà dimostrata alla causa dei Toffees in 12 anni di lunga militanza. Hibbo arriva a quella partita con 324 presenze sulle spalle e nessun centro all’attivo.
L’Everton si dimostra superiore rispetto agli avversari greci e dopo nemmeno un’ora di gioco conduce agevolmente per 3-1. Al 54’ i blu di Liverpool beneficiano di una punizione dai 25 metri, della cui battuta se se incarica lo stesso Hibbert. Sugli spalti gli occhi sono tutti per lui: il numero 2 in maglia Toffees prende la rincorsa e lascia partire un missile che passa sotto la barriera, sorprende il portiere sul suo palo e termina la sua corsa in fondo alla rete. Game, set and match, direbbero gli inglesi. A Goodison Park, però, la pensano diversamente. Dopo 12 anni al servizio della loro squadra, bisogna festeggiare il primo gol del proprio beniamino. E pazienza se si tratta solo di un’amichevole. 

Lo stadio esplode in una esultanza talmente vibrante che nel giro di un minuto centinaia di tifosi si riversano in campo per abbracciare e festeggiare il loro idolo. Con non poca fatica, gli steward riescono a rimandarli sulle gradinate e a far riprendere l’incontro, ma ormai poco importa. Sulle tribune si solleva lo striscione “Hibbo scores, we riot” (“Hibbo segna, noi facciamo casino”). Hibbert l’ha messa dentro nel giorno del testimonial match giocato apposta per lui e per tutti quelli che quel giorno affollavano Goodison Park poteva bastare così. Aveva segnato Hibbo, ed era l’unica cosa che a loro interessava davvero.

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