Non tutti i personaggi del mondo
del calcio sono passati alla storia per essersi fatti amare. La maggior parte
ha lasciato un ricordo indelebile incantando numerose platee con giocate di
fino, altri si sono fatti apprezzare per qualità umane e morali dentro e fuori
dal campo, altri ancora hanno mostrato comportamenti eccentrici e controversi che
hanno attirato le simpatie di molti. Ma c’è anche chi è entrato nella storia
dalla porta secondaria, costruendosi la pessima reputazione di persona odiata
ai più. Proprio come Donald George Revie, meglio noto come Don Revie, che tra gli anni ’60 e ’70 conquistava trofei in lungo e
in largo con il suo Leeds. Lo stesso che Brian
Clough, suo nemico giurato, definì più volte “Dirty Leeds”, squadra che
faceva della scorrettezza e della totale assenza di fair play il suo marchio di
fabbrica.
Don Revie nacque a Middlesbrough il 10 luglio 1927 e crebbe in una famiglia relativamente povera, rimanendo orfano di sua madre Margaret all’età di soli 12 anni. La sua carriera calcistica iniziò con il Leicester City nel 1944. Fu in questa fase che si formò la sua idea di calcio, influenzata dalle idee che il suo allenatore Septimus Smith infuse nel giovane Donald: «Mai battere un uomo col dribbling, se lo si può battere più facilmente con un passaggio. Non è l'uomo sulla palla il vero pericolo, ma quello che potrebbe finalizzare».
Don Revie nacque a Middlesbrough il 10 luglio 1927 e crebbe in una famiglia relativamente povera, rimanendo orfano di sua madre Margaret all’età di soli 12 anni. La sua carriera calcistica iniziò con il Leicester City nel 1944. Fu in questa fase che si formò la sua idea di calcio, influenzata dalle idee che il suo allenatore Septimus Smith infuse nel giovane Donald: «Mai battere un uomo col dribbling, se lo si può battere più facilmente con un passaggio. Non è l'uomo sulla palla il vero pericolo, ma quello che potrebbe finalizzare».
Nel 1949 Don Revie passò all'Hull
City, mentre nel 1951 approdò al Manchester City per l’allora astronomica cifra
di venticinquemila sterline. Con i Citizens vinse il premio individuale di giocatore dell'anno nel 1955 e
una FA Cup, per poi giungere l’anno seguente al Sunderland.
La sua avventura con i Black Cats durò due stagioni, al termine
delle quali Don Revie si trasferì nella squadra con cui più tardi avrebbe fatto
fortune in Inghilterra e in Europa: il Leeds United.
Da giocatore vestì per 4 anni la
maglia dei Peacocks, disputando 76
partite e segnando 11 gol. Nel marzo del 1961 svolse il doppio ruolo di
allenatore-giocatore, per poi appendere definitivamente le scarpette al chiodo
l’anno seguente. In qualità di manager, Don Revie raggiunse la promozione in First
Division al termine della stagione 1963-64 e – al primo campionato da
neopromossa - sfiorò il double perdendo la finale di FA Cup e il
campionato per differenza reti in favore del Manchester United.
Nei 9 anni da allenatore, Revie si costruì attorno una vera e propria famiglia, composta di giovani ed emergenti calciatori come Norman Hunter, Jimmy Greenhoff, Gary Sprake, Paul Reaney, Paul Madesimo, Billy Bremner, Eddie Gray, Terry Cooper, Jack Charlton e Peter Lorimer.
La sua squadra veniva sottoposta a
impegnativi programmi di formazione, comprendenti anche ferree diete alimentari.
Nei primi anni ’60 furono messi sotto contratto Johnny Giles, proveniente dal Manchester United, e Bobby Collins dall'Everton, formando
l’ossatura di quel club che diede inizio al prosperoso “regno di Revie”, raggiungendo notorietà sia a livello
nazionale (vincendo due campionati, una FA Cup e una Coppa di Lega), sia a
livello internazionale, conquistando due edizioni della Coppa delle Fiere
(1967-68 e 1970-71), raggiungendo nel 1973 la finale di Coppa delle Coppe e nel
1970 le semifinali di Coppa dei Campioni.
Don Revie riuscì a sviluppare un stretto rapporto di lavoro e di fiducia con il presidente Harry Reynolds, ansioso di far divenire il Leeds in una potenza calcistica.
I risultati furono sotto gli occhi di tutti: i Peacocks divennero infatti una delle squadre più blasonate d'Inghilterra, ma a molti non andava giù la totale scorrettezza che i giocatori mostravano in campo. Il Leeds di Revie era noto per le loro scorrettezze sul campo, la violenza nei tackle e per la facilità nel minacciare gli arbitri a brutto muso. Don veniva inoltre accusato di corrompere gli avversari: nel 1972, per esempio, cercò insieme al capitano Billy Bremner di convincere il Wolverhampton a perdere la partita per permettere alla sua squadra di aggiudicarsi il campionato. Nonostante colpi proibiti di ogni tipo e comportamenti scorretti, molto spesso il Leeds e Don Revie riuscivano a farla franca. Tanti non sopportavano il modo di giocare della sua squadra, ma ce n’era uno in particolare che era diventato il nemico giurato di Don Revie e del suo “Dirty Leeds”: il suo nome era Brian Clough.
La loro rivalità si formò quando Clough allenava il Derby County e raggiunse l’apice nel 1974, in occasione di un dibattito che li vide protagonisti in uno studio televisivo. L’astio tra i due era ormai diventato una questione non più personale, ma di carattere nazionale. Dopo tanti duelli sul campo e anni passati a vedere il Leeds sollevare trofei esprimendo un calcio scorretto e aggressivo, Clough ebbe la sua rivincita alla fine dell’intervista, quando pronunciò una frase che anticipò i tempi: «Vedremo dove saremo tra un anno e poi tra cinque anni Don». Il Football Genius aveva fatto centro: in quel lasso di tempo infatti Don Revie fallì con la nazionale inglese e se ne andò a chiudere la carriera da allenatore negli Emirati Arabi, mentre Clough prese dalla Second Division il Nottingham Forest e lo portò laddove nessuno era mai riuscito prima, scrivendo una delle più belle imprese nella storia del calcio.
Don Revie morì a Edimburgo il 26 maggio 1989 di sclerosi laterale amiotrofica, e dopo la morte si inasprirono le critiche nei suoi confronti. Negli anni successivi, però, la sua figura fu rivalutata tra mille polemiche e venne considerato come uno dei migliori allenatori nella storia calcistica britannica, tanto da venire introdotto nel 2004 nella Hall of Fame del calcio inglese.
Tuttora i tifosi del Leeds ed alcuni dei suoi ex giocatori continuano a venerarlo, tanto che una tribuna dell’Elland Road porta oggi il suo nome. La faida con Brian Clough resta tuttora una delle vicende più belle del calcio inglese, resa immortale da David Peace ne “Il maledetto United”. Sono passati ormai decenni dalle atmosfere cupe e dai campi fangosi degli anni ’70, eppure la figura di Don Revie continua ad essere oggetto di dibattito e discussione. Nonostante le critiche e le antipatie che lo hanno accompagnato in vita, il suo curriculum parla da solo: 8 trofei conquistati in 13 anni sulla panchina del Leeds non sono poca roba, considerando che i Peacocks vissero sotto le sue direttive la loro epoca più gloriosa e vincente. Nei tanti modi con cui si può passare alla storia, Don Revie scelse quello più scomodo. Vincere facendosi odiare. Disse Brian Clough:
«Perché non esiste una squadra in tutta l'Inghilterra, non esiste una squadra in Europa, che non voglia battere Don Revie e il Leeds United. Neanche una. È il sogno di tutti, giocare contro Don Revie e il Leeds United e battere Don Revie e il Leeds United. Io non sogno altro, giocare contro Don Revie e il Leeds United e battere Don Revie e il Leeds United».
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