sabato 11 aprile 2015

Brian Clough: storia, mito e leggenda tra Derby County e Nottingham Forest




Quella tra Derby County-Nottingham Forest è sempre stata una rivalità molto particolare, forse una delle più singolari in Inghilterra. Non tanto per il fatto che le rispettive città distano 26 chilometri, quanto per il modo in cui essa nacque. Fino agli anni ’70, infatti, le alterne vicende delle due squadre avevano fatto sì che tra loro si fossero registrate tutto sommato poche partite. L’unica di un certo rilievo si era persino verificata nel secolo precedente, durante una finale di FA Cup nel 1898, con vittoria del Forest per 3-1.

Ogni volta che Rams e Forest si affrontano nell’East Midlands Derby, questa sfida evoca dal 6 gennaio 1975 nei tifosi di entrambe le squadre un solo ricordo: quello intramontabile di Brian Howard Clough, uno dei manager migliori di sempre che sedette su entrambe le panchine, il cui passaggio quel lontano giorno di 40 anni fa dal Leeds al Nottingham scatenò l’accesissima rivalità tra Rams e Forest. Ed è proprio qui, in un semplice quanto normale trasferimento di mercato, che sta la particolarità dell’East Midlands Derby.

Essa nasce infatti dalla reciproca convinzione dei tifosi di Nottingham e Derby di essere stati la squadra della vita del tecnico inglese, capace di portare le loro squadre a vincere il loro primo titolo nazionale che, nel caso del Forest, è rimasto anche l’unico.

Clough fu un allenatore vincente a tutti gli effetti, con un carattere spesso scontroso, irritante e permaloso, ma che lasciò il segno ovunque andò, nel bene o nel male. Riuscì a far innamorare flotte di tifosi e a farsi odiare con una facilità disarmante a causa di quella schiettezza che caratterizzava ogni suo comportamento. Ma la costruzione del mito attorno alla sua figura non fu priva di dolori.

Nato nella proletaria Middlesbrough il 21 marzo 1935 da una famiglia operaia, secondo di otto figli, Brian Clough giocò per diversi anni nelle fila di Middlesbrough e Sunderland, segnando un totale di ben 251 in 274 partite nel giro di 9 anni. Proprio con la maglia dei Black Cats si infortunò gravemente al ginocchio nel 1964; questo evento lo costrinse ad abbandonare il calcio giocato, ma gli aprì al tempo stesso le porte dell’attività manageriale che ne avrebbe fatto una figura leggendaria di lì a poco.

Nel 1967 - insieme all’amico e osservatore Peter Taylor conosciuto ai tempi del Boro negli anni ‘50 - Clough finì a soli 32 anni sotto contratto con il Derby County, sua squadra del cuore, che allora navigava in pessime acque in Second Division. Il loro impatto fu devastante: nel 1968-69 avvenne la promozione in First Division, mentre nel 1971-72 i Rams sollevarono il loro primo titolo nazionale in 88 anni di storia. Nella stagione seguente, il Derby arrivò a giocarsi la Coppa dei Campioni, ma fu eliminato in semifinale dalla Juventus. Decisivo si rivelò il 3-1 dell’andata giocata a Torino che i Rams non seppero ribaltare al ritorno, impattando sullo 0-0. Clough non digerì il beffardo ko in terra italiana, lamentando una partita truccata in favore dei bianconeri e rifiutandosi di parlare con la stampa italiana: “No cheating bastards will I talk to; I will not talk to any cheating bastards!” (Non voglio parlare con nessun bastardo impostore).

Le quotazioni della coppia Clough-Taylor al County iniziarono a calare presso la dirigenza, per via dei contrasti tra il manager e il presidente Sam Longson e per il ruolo non ben definito di Taylor nel management del club. Questi dissidi portarono i due a rassegnare le dimissioni e a provare la successiva esperienza nel modesto Brighton & Hove Albion, club di Third Division. L’avventura non fu però esaltante e Clough abbandonò alla fine della prima stagione, mentre Taylor rimase alla guida del club in qualità di allenatore, prendendo il posto dell’amico.

Nell’estate del 1974 accadde uno degli episodi più famosi e controversi nella storia di Clough: il Leeds United - squadra da lui detestata per il gioco sporco e l’assenza di fair play - era rimasto orfano di Don Revie, passato ad allenare la nazionale inglese, e pensò bene di offrire la panchina a Clough. Una scelta davvero incomprensibile, come lo fu ancor di più la decisione del manager di accettare l’offerta. Il 20 luglio 1974 iniziò così la sua avventura nel nuovo club, durata la bellezza di soli 44, maledetti giorni (da cui David Peace prese spunto per il suo libro “Il maledetto United”, riprodotto poi sul grande schermo dal regista Tom Hooper).


Signori, tanto vale che ve lo dica subito. Voialtri potete anche aver vinto tutti i trofei nazionali e qualcuno di quelli europei, ma per quanto mi riguarda la prima cosa che potete fare per me è prendere tutte le vostre medaglie e tutte le vostre presenze in nazionale e tutte le vostre coppe e tutte le vostre targhe e buttarle nel più grosso fottuto cestino che riuscite a trovare, perché non ne avete vinta nemmeno una onestamente. Lo avete fatto sempre giocando sporco, cazzo

Questo fu il biglietto da visita con cui Clough si presentò ai suoi giocatori nel giorno del primo allenamento, chiarendo fin da subito tutti i sentimenti che provava verso la sua nuova squadra. Durante questa sua brevissima permanenza, egli volle imporre quella disciplina e quel rispetto degli avversari che fino ad allora erano sempre mancati, introducendo anche un nuovo stile di gioco: palla bassa, fraseggio, tecnica, spettacolo, correttezza. Tutto il contrario del giammai digerito football Revieano che del lancio lungo e della durezza faceva il proprio credo. Tuttavia, l’odio che provava nei confronti della squadra, la sua abitudine di condurre trasferimenti senza consultare i vertici della dirigenza e i pessimi risultati maturati dopo sole 7 partite, indussero il presidente del Leeds a sollevarlo dall’incarico. Ma Clough ne uscì in grande stile, ricevendo come clausola per la rescissione 25mila sterline, il pagamento delle sue tasse sulla propria casa a opera della società e una Mercedes. I problemi con l’alcool e il tabacco iniziarono intanto a farsi sentire e a indebolirne la salute, ma il meglio doveva ancora venire…

Il fatidico 6 gennaio 1975, Clough e Taylor si ricongiunsero alla guida del Nottingham Forest, squadra della Second Division di cui presero il comando a stagione in corso. Il contesto era quello di una città industriale, profondamente colpita dalla crisi economica e sociale. Gli scioperi si susseguivano (appoggiati anche da Clough, dichiaratamente di sinistra e iscritto al Partito Laburista) e il calcio era una valvola di sfogo per i tifosi appartenenti al proletariato cittadino. E proprio al Forest il duo Clough-Taylor riscrisse la storia e divenne un mito: nel 1976-77 il club arrivò terzo e fu promosso in First Division, per poi vincere il primo e unico titolo nazionale nella stagione successiva con ben quattro giornate di anticipo sul Liverpool. Arrivarono poi il Community Shield nello stesso anno e due Coppe di Lega consecutive. In competizioni nazionali il Nottingham raggiunse ben 42 partite di fila senza sconfitte (record battuto solo dall’Arsenal degli Invincibles nella stagione 2003-04). Ma la vera sfida era in Europa, palcoscenico in cui si verificò il miracolo sportivo firmato da Clough e Taylor. Per due annate consecutive, il Forest ottenne altrettante Coppe dei Campioni, rispettivamente contro il Malmo nel 1978-79 e l’Amburgo nel 1979-80. Il mito era diventato leggenda. Clough raggiunse l’apice della sua carriera sportiva e iniziò a questo punto una lenta quanto inesorabile discesa verso la normalità. Gli anni a seguire furono di ordinaria amministrazione per il Nottingham: arrivarono ancora due Coppe di Lega (1988-89 e 1989-90) e altrettante Full Members Cup (torneo indetto nel periodo in cui le squadre inglesi vennero squalificate da tutte le competizioni europee per via dei tragici fatti dell'Heysel). Nel frattempo Peter Taylor – nonostante avesse annunciato il ritiro alla fine del campionato 1981-82 e la separazione da Brian Clough e dal Nottingham Forest - accettò la proposta di diventare manager del Derby County, dove rimase fino alla fine della stagione 1983-84. Egli convinse inoltre John Robertson - ala sinistra decisiva nei successi del Forest e molto cara a Clough - ad abbandonare il Nottingham per seguirlo nella nuova avventura. Il loro sodalizio si interrupe così bruscamente nel 1980, ponendo fine a un’amicizia pluridecennale. Clough partecipò al funerale di Taylor nel 1990, dopo 10 anni di indifferenza reciproca. La sua reazione all’annuncio della morte del vecchio amico fu un lungo silenzio seguito da un pianto sincero quanto disperato. Con voce commossa, in occasione di una celebrazione a Nottingham, ebbe modo di ricordare l’amico perduto: “Ho solo un rimpianto oggi ed è che il mio amico non sia qui con me”.

I 14 anni successivi alla vittoria della seconda Coppa dei Campioni furono avari di soddisfazioni e vissuti nell’anonimato. Nella stagione 1988-89 il Nottingham giunse in semifinale di FA Cup e affrontò il Liverpool: quel 15 aprile 1989 - allo stadio di Hillsborough e a distanza di appena 5 anni dalla tragedia dell’Heysel - persero la vita ben 96 tifosi dei Reds, schiacciati contro le recinzioni del terreno di gioco. Dopo la partita, Clough si lasciò andare a dichiarazioni veementi contro i tifosi del Liverpool, diventando il bersaglio principale di stampa ed opinione pubblica.

La morte dell’ex amico Peter Taylor, la tragedia di Hillsborough con le conseguenti polemiche in seguito alle sue dichiarazioni post partita, ma soprattutto il dolore per la morte di 96 giovani tifosi, lo provarono più di ogni altra cosa. Il declino a livello sportivo era quindi questione di tempo e si concretizzò il giorno 8 maggio 1993: ventiduesimo posto in Premier League (nata l’anno precedente), retrocessione in First Division (figlia delle vecchia Second Division) e addio di Brian Clough dopo ben 18 anni alla guida del club. Fine di un’era. I problemi con l’alcol – che lo accompagnarono a lungo nel corso della sua vita - gli causarono un cancro allo stomaco, causa della morte avvenuta a Derby il 20 settembre 2004 all’età di 69 anni.
 
Dal momento dell’addio del manager che lo rese grande in Inghilterra e in Europa, il Forest non toccò più i fasti della gestione Clough, finendo addirittura in Terza Divisione prima di rimontare nell'attuale Championship. 
Brian Howard Clough, quello spregiudicato, sprezzante e superbo allenatore che unì e divise al tempo stesso Forest e Rams, facendo miracoli alla guida della sua squadra del cuore ma compiendo un assoluto capolavoro sulla panchina dei rivali, fu uno manager tra i più bravi, vincenti e controversi di sempre che scatenò una delle rivalità più accese d’Inghilterra, “colpevole” di aver ottenuto risultati incredibili da una parte e dall’altra. Di essere stato storia, mito e leggenda sia al Derby che al Nottingham. 
Disse Victor Hugo: “Storia e leggenda sono accomunate da una stessa finalità: tratteggiare l'uomo eterno attraverso gli uomini caduchi”. Il ricordo di Clough, football genius e innovatore di un calcio legato alle tradizioni, è racchiuso alla perfezione in queste parole.

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