giovedì 14 maggio 2015

Stan Cullis e gli anni d’oro del suo Wolverhampton





Un passato glorioso, i ricordi ancora nitidi nonostante i fasti di un tempo siano dannatamente lontani ed ormai ineguagliabili. Sono pochi i club che possono vantare un pezzo di storia come quella del Wolverhampton. E ancor meno sono coloro che hanno avuto il privilegio di giocare in quella che negli anni ’50 venne ribattezzata la “squadra più forte del mondo”: tra loro c’era Stan Cullis, giocatore prima e manager poi di quel Wolverhampton autore di un’incredibile serie di successi in ambito nazionale ed internazionale.

Stan Cullis nacque ad Ellesmere Port, cittadina della contea del Cheshire, il 25 ottobre 1916. Suo padre, originario di Wolverhampton, era un accanito sostenitore dei Wolves ed infuse al figlio l’amore per quella squadra, che nonostante la giovane età (era stata fondata solamente 39 anni prima, nel 1877) poteva contare nella propria bacheca 2 Coppe d’Inghilterra.
Cresciuto calcisticamente nella squadra della sua città natale, Cullis entrò a far parte del Wolverhampton Wanderers a 17 anni dopo aver rifiutato un provino offertogli dal Bolton e firmò un contratto da professionista a meno di una settimana dal suo arrivo. Divenne capitano della squadra riserve nel 1933 e soltanto due anni dopo, all’età di 19 anni debuttò in prima squadra il 16 febbraio 1935 nella partita che vide i Wolvers sconfitti per 3-2 contro l'Huddersfield Town. Nella stagione successiva Cullis divenne titolare e nemmeno ventenne si legò al braccio per la prima volta la fascia da capitano. Non se ne sarebbe mai più privato nella sua lunga carriera da calciatore, contribuendo a far diventare il club uno dei migliori del Paese, arrivando al secondo posto nei campionati 1937-1938 e nel 1938-1939. In FA Cup i Wolves raggiunsero la finale, ma vennero sconfitti per 4-1 dal Portsmouth, divenendo così la prima formazione inglese ad aggiudicarsi la poco onorevole nomea di double horror ("doppio orrore"), derivante dal fatto di essere arrivati secondi nelle due competizioni più importanti della stagione.

Cullis venne anche convocato per la Nazionale inglese, facendo il suo debutto internazionale il 23 ottobre 1937 nella vittoria per 5-1 contro l'Irlanda del Nord. A causa dello stop dovuto al conflitto bellico, totalizzò solo 12 presenze ufficiali, che avrebbero potuto diventare 13 se non fosse stato per un episodio inizialmente punito e successivamente ricordato negli annali. In una partita della Nazionale inglese giocata a Berlino il 14 maggio 1938 contro la Germania, Cullis fu l’unico tra tutti i suoi compagni a rifiutarsi di fare il saluto nazista davanti ad Adolf Hitler. Un affronto che gli costò l’esclusione dalla squadra, ugualmente vittoriosa per 6-3.
L’imminente scoppio della Seconda guerra mondiale si rivelò estremamente dannoso per Cullis, in quel momento all’apice della sua carriera. Egli divenne nel frattempo preparatore atletico sia in Inghilterra che in Italia e giocò alcune partite nelle fila di Aldershot, Fulham e Liverpool.
Riprese le attività professionistiche nel dopoguerra, Cullis giocò la sua ultima stagione con i Wolves nel 1946-47, al termine della quale annunciò il ritiro – a causa di un grave infortunio subito alla testa – dopo un totale di 152 presenze collezionate nell’arco di 13 anni. Tra lui e il Wolverhampton il legame era però divenuto talmente forte che Cullis accettò la proposta di rimanere all’interno della società, assumendo la carica di assistente del neo manager Ted Vizard.

Soltanto un anno dopo, nel giugno 1948, Cullis fu nominato allenatore del Wolverhampton alla giovanissima età di 31 anni. La firma che appose al contratto segnò l’inizio dell’era più vincente nella storia della squadra per cui tanto aveva dato come calciatore, senza però mai riuscire a sollevare alcun trofeo.
Alla sua prima stagione Cullis divenne il più giovane allenatore a vincere la FA Cup a Wembley, sconfiggendo il Leicester City e riportando al Molineux una coppa che mancava dal 1908. Cinque anni più tardi arrivò anche il primo titolo nazionale assoluto conquistando il campionato 1953-1954. Nel mezzo, il Charity Shield del 1949.
La squadra di Cullis giocava un calcio sublime e spettacolare, espressione negli anni ’50 di un gioco definito sopraffino e ribattezzato kick and rush (calcio e corsa), che valse al club l’onorificenza di “squadra più forte del mondo” dopo le amichevoli notturne giocate al Molineux – uno dei primi stadi internazionali a dotarsi di riflettori e teatro dei primi match della Coppa dei Campioni – con club assai più forti come Borussia Dortmund, Real Madrid e Honved di Budapest. Fu proprio la sfida contro i magiari a destare scalpore, dal momento che Cullis riuscì nell’impresa di restituire l'orgoglio al calcio inglese (perso a causa della pesante sconfitta della Nazionale ad opera dell'Ungheria per 3-6) sconfiggendo i campioni nazionali d’Ungheria per 3-2 il 13 dicembre 1954.

Gli anni a venire videro la conquista di altri due titoli nazionali consecutivi nel 1957-58 e nel 1958-59, sfiorando persino il terzo di fila per un solo punto, una FA Cup nel 1959-60 e due Charity Shield nel 1959 e nel 1960. I Wolves si erano a tutti gli effetti iscritti nell’albo delle squadre più forti al mondo in quel momento.
Raggiunta la cima, la discesa fu un processo lento e inesorabile, che vide Cullis pagare per tutti quando fu esonerato a sorpresa nel settembre 1964, al quale il manager reagì affermando che si sarebbe ritirato dal calcio dopo aver rifiutato un'offerta della Juventus.
Dopo un breve periodo in cui lavorò come rappresentante, ritornò a sedere in panchina come allenatore del Birmingham City nel dicembre 1965, prima di ritirarsi definitivamente nel marzo 1970.
Terminata anche l’esperienza da manager, Cullis aprì un'agenzia viaggi a Malvern, città del Worcestershire che lo aveva adottato negli ultimi anni della sua vita e nella quale morì il 28 febbraio 2001 ad 84 anni.

Il suo contributo al Wolverhampton ed al calcio inglese in generale gli valsero svariati tributi, a cominciare dalla tribuna del Molineux a lui intitolata e l'introduzione nel nella Hall of Fame del calcio inglese nel 2003 in riconoscimento del suo lavoro come manager dei Wolves.
Ultimo, ma non meno importante, fu quello che venne direttamente da Bill Shankly, suo amico e collega, nell’autobiografia scritta dallo storico manager del Liverpool nel 1976: «Stan aveva il sangue color oro, proprio come la maglia del suo Wolverhampton per la cui causa sarebbe anche potuto morire. Era un uomo sano e genuino, che quando lasciò il club ebbe la sensazione che il mondo intero gli fosse caduto addosso».
Questo era Stan Cullis, un personaggio amato e rispettato capace di timbrare il proprio nome nell’olimpo dei manager migliori che l’Inghilterra avesse mai conosciuto. Un amore incondizionato per i Wolves, dentro e fuori dal campo, e la consapevolezza di aver dato tutto se stesso per quella maglia che il destino gli volle stringere addosso.

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