Un passato glorioso, i ricordi
ancora nitidi nonostante i fasti di un tempo siano dannatamente lontani ed
ormai ineguagliabili. Sono pochi i club che possono vantare un pezzo di storia
come quella del Wolverhampton. E ancor meno sono coloro che hanno avuto il
privilegio di giocare in quella che negli anni ’50 venne ribattezzata la
“squadra più forte del mondo”: tra loro c’era Stan Cullis, giocatore prima e manager
poi di quel Wolverhampton autore di un’incredibile serie di successi in ambito
nazionale ed internazionale.
Stan Cullis nacque ad Ellesmere
Port, cittadina della contea del Cheshire, il 25 ottobre 1916. Suo padre,
originario di Wolverhampton, era un accanito sostenitore dei Wolves ed infuse
al figlio l’amore per quella squadra, che nonostante la giovane età (era stata
fondata solamente 39 anni prima, nel 1877) poteva contare nella propria bacheca
2 Coppe d’Inghilterra.
Cresciuto calcisticamente nella
squadra della sua città natale, Cullis entrò a far parte del Wolverhampton
Wanderers a 17 anni dopo aver rifiutato un provino offertogli dal Bolton e
firmò un contratto da professionista a meno di una settimana dal suo arrivo.
Divenne capitano della squadra riserve nel 1933 e soltanto due anni dopo,
all’età di 19 anni debuttò in prima squadra il 16 febbraio 1935 nella partita
che vide i Wolvers sconfitti per 3-2 contro l'Huddersfield Town. Nella stagione
successiva Cullis divenne titolare e nemmeno ventenne si legò al braccio per la
prima volta la fascia da capitano. Non se ne sarebbe mai più privato nella sua
lunga carriera da calciatore, contribuendo a far diventare il club uno dei
migliori del Paese, arrivando al secondo posto nei campionati 1937-1938 e nel
1938-1939. In FA Cup i Wolves raggiunsero la finale, ma vennero sconfitti per
4-1 dal Portsmouth, divenendo così la prima formazione inglese ad aggiudicarsi
la poco onorevole nomea di double horror
("doppio orrore"), derivante dal fatto di essere arrivati secondi
nelle due competizioni più importanti della stagione.
Cullis venne anche convocato per la
Nazionale inglese, facendo il suo debutto internazionale il 23 ottobre 1937
nella vittoria per 5-1 contro l'Irlanda del Nord. A causa dello stop dovuto al
conflitto bellico, totalizzò solo 12 presenze ufficiali, che avrebbero potuto
diventare 13 se non fosse stato per un episodio inizialmente punito e
successivamente ricordato negli annali. In una partita della Nazionale inglese
giocata a Berlino il 14 maggio 1938 contro la Germania, Cullis fu l’unico tra
tutti i suoi compagni a rifiutarsi di fare il saluto nazista davanti ad Adolf
Hitler. Un affronto che gli costò l’esclusione dalla squadra, ugualmente vittoriosa
per 6-3.
L’imminente scoppio della Seconda
guerra mondiale si rivelò estremamente dannoso per Cullis, in quel momento
all’apice della sua carriera. Egli divenne nel frattempo preparatore atletico sia
in Inghilterra che in Italia e giocò alcune partite nelle fila di Aldershot,
Fulham e Liverpool.
Riprese le attività
professionistiche nel dopoguerra, Cullis giocò la sua ultima stagione con i
Wolves nel 1946-47, al termine della quale annunciò il ritiro – a causa di un
grave infortunio subito alla testa – dopo un totale di 152 presenze
collezionate nell’arco di 13 anni. Tra lui e il Wolverhampton il legame era
però divenuto talmente forte che Cullis accettò la proposta di rimanere
all’interno della società, assumendo la carica di assistente del neo manager Ted
Vizard.
Soltanto un anno dopo, nel giugno
1948, Cullis fu nominato allenatore del Wolverhampton alla giovanissima età di
31 anni. La firma che appose al contratto segnò l’inizio dell’era più vincente
nella storia della squadra per cui tanto aveva dato come calciatore, senza però
mai riuscire a sollevare alcun trofeo.
Alla sua prima stagione Cullis
divenne il più giovane allenatore a vincere la FA Cup a Wembley, sconfiggendo
il Leicester City e riportando al Molineux una coppa che mancava dal 1908.
Cinque anni più tardi arrivò anche il primo titolo nazionale assoluto
conquistando il campionato 1953-1954. Nel mezzo, il Charity Shield del 1949.
La squadra di Cullis giocava un
calcio sublime e spettacolare, espressione negli anni ’50 di un gioco definito
sopraffino e ribattezzato kick and rush
(calcio e corsa), che valse al club l’onorificenza di “squadra più forte del mondo” dopo le amichevoli notturne giocate al
Molineux – uno dei primi stadi internazionali a dotarsi di riflettori e teatro
dei primi match della Coppa dei Campioni – con club assai più forti come Borussia
Dortmund, Real Madrid e Honved di Budapest. Fu proprio la sfida contro i
magiari a destare scalpore, dal momento che Cullis riuscì nell’impresa di
restituire l'orgoglio al calcio inglese (perso a causa della pesante sconfitta
della Nazionale ad opera dell'Ungheria per 3-6) sconfiggendo i campioni
nazionali d’Ungheria per 3-2 il 13 dicembre 1954.
Gli anni a venire videro la conquista
di altri due titoli nazionali consecutivi nel 1957-58 e nel 1958-59, sfiorando
persino il terzo di fila per un solo punto, una FA Cup nel 1959-60 e due
Charity Shield nel 1959 e nel 1960. I Wolves si erano a tutti gli effetti
iscritti nell’albo delle squadre più forti al mondo in quel momento.
Raggiunta la cima, la discesa fu un
processo lento e inesorabile, che vide Cullis pagare per tutti quando fu esonerato
a sorpresa nel settembre 1964, al quale il manager reagì affermando che si
sarebbe ritirato dal calcio dopo aver rifiutato un'offerta della Juventus.
Dopo un breve periodo in cui lavorò
come rappresentante, ritornò a sedere in panchina come allenatore del Birmingham
City nel dicembre 1965, prima di ritirarsi definitivamente nel marzo 1970.
Terminata anche l’esperienza da
manager, Cullis aprì un'agenzia viaggi a Malvern, città del Worcestershire che
lo aveva adottato negli ultimi anni della sua vita e nella quale morì il 28
febbraio 2001 ad 84 anni.
Il suo contributo al Wolverhampton
ed al calcio inglese in generale gli valsero svariati tributi, a cominciare
dalla tribuna del Molineux a lui intitolata e l'introduzione nel nella Hall of
Fame del calcio inglese nel 2003 in riconoscimento del suo lavoro come manager
dei Wolves.
Ultimo, ma non meno importante, fu
quello che venne direttamente da Bill Shankly, suo amico e collega,
nell’autobiografia scritta dallo storico manager del Liverpool nel 1976: «Stan
aveva il sangue color oro, proprio come la maglia del suo Wolverhampton per la
cui causa sarebbe anche potuto morire. Era un uomo sano e genuino, che quando
lasciò il club ebbe la sensazione che il mondo intero gli fosse caduto
addosso».
Questo era Stan Cullis, un
personaggio amato e rispettato capace di timbrare il proprio nome nell’olimpo
dei manager migliori che l’Inghilterra avesse mai conosciuto. Un amore
incondizionato per i Wolves, dentro e fuori dal campo, e la consapevolezza di
aver dato tutto se stesso per quella maglia che il destino gli volle stringere
addosso.
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