Non è da tutti essere stati la squadra del cuore di George
Best, uno che il migliore lo era per davvero.
Il destino a volte è strano e nel 1954 fece incontrare il
club che in quel momento era il migliore con colui che lo sarebbe presto
diventato: il Wolverhampton Wanderers e George Best, il presente e il futuro
del concetto di football elevato alla massima potenza.
Il Belfast Boy
all’epoca aveva solo otto anni, ma la passione per il calcio gli scorreva già
nelle vene. La sua famiglia non aveva però la tv in casa, così il piccolo
George si recava spesso e volentieri a casa del vicino per guardare le (poche)
partite allora trasmesse in diretta. E proprio qui, quasi per caso, si innamorò
a prima vista dei Wolverhampton Wanderers, la prima squadra non nordirlandese
che egli vide nel piccolo schermo. All’epoca i Wolves avevano appena vinto
il titolo nazionale, il primo in assoluto nella loro storia. Giocavano un
calcio sublime, spettacolare, riempiendo di 55mila posti il Molineux. Le loro
partite ipnotizzarono a tal punto Best da spingerlo a desiderare di vestire
quella divisa oro che tanto lo affascinava. Il destino però gli riservò la
maglia rossa del Manchester United, club con cui vinse tutto e di cui diventò
un’icona, la prima in assoluta in una società dove il calcio era lontano anni
luce da quello attuale.
Lo stesso Wolverhampton divenne negli anni ’50 icona di un
gioco sopraffino, ribattezzato Kick and
rush (Calcio e corsa), che valse al club la nomea di “squadra più forte del mondo” dopo le amichevoli notturne giocate al
Molineux -uno dei primi stadi internazionali a dotarsi di riflettori e teatro
dei primi match della Coppa dei Campioni- con club assai più forti come Borussia
Dortmund, Real Madrid e Honved di Budapest.
L’epopea si raggiunse nel decennio compreso tra il 1949 e il
1960, quando furono messe in bacheca 2 FA Cup (1949-50 e 1959-60), 3 titoli
nazionali (1953-54, 1957-58 e 1958-59) e 4 Charity Shield (1949, 1954, 1959, 1960). Tuttavia, le basi per i successi di quel periodo
si intravidero già negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, quando il
Wolverhampton si affermò come uno dei migliori club del paese, arrivando a
sfiorare il titolo più di una volta (1938 e 1939) e perdendo una finale di FA
Cup nel 1939.
Alla ripresa del campionato, i Wolves
fallirono l’ennesima occasione di conquistare per la prima volta il titolo di
Campione d’Inghilterra all’ultima giornata. Dopo quella partita, Stan Cullis
smise di giocare per il club e ne divenne allenatore: fu la svolta che lo
consacrò nell’olimpo dei manager e che pose le fondamenta di una squadra che
dominò in patria in lungo e in largo. Cullis vinse la FA Cup 1948-49,
competizione che mancava da 41 anni, e il Charity Shield 1949. Gli anni ’50 videro
il primo trionfo nella First Division a discapito degli storici rivali del West
Bromwich Albion e la conquista di altri due titoli nazionali consecutivi,
sfiorando persino il terzo di fila per un solo punto, una FA Cup e due Charity
Shield.
Gli anni seguenti portarono più dolori che gioie, le uniche delle
quali furono 2 League Cup (1973-74 e 1979-80) e una Texaco Cup nel 1971,
inframmezzate da una sconfitta nella finale della Coppa UEFA 1971-72 contro il
Tottenham. Da lì in poi al Molineux non videro più una briciola di un trofeo e
iniziò una fase discendente che trascinò il club fino alla Fourth Division. La
squadra seppe risorgere dalle proprie ceneri e negli anni ’90 iniziò un
processo che la portò dapprima alla Championship e successivamente alla Premier
League. Nella massima categoria i Wolves resistettero tre anni, prima di
andare incontro a due retrocessione consecutive che li relegarono in League
One. Al primo anno nella terza serie dominarono il campionato, classificandosi
primi con 103 punti e tornando
immediatamente in Championship, lega dalla quale sperano un giorno di spiccare
il volo verso l’olimpo della Premier League. Perché una squadra con una storia
tanto gloriosa e affascinante non può che meritare di essere laddove stanno i
migliori, lì dove George Best debuttò a 17 anni nel 1963 contro il West
Bromwich Albion. Passano i tempi, cambiano le mode, ma quel Wolverhampton che stregò
un ragazzino nordirlandese di soli otto anni continua a mantenere intatto il
fascino di un’epoca calcistica che ormai rivive soltanto negli annali di storia.
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