Da professore ad allenatore della
Nazionale di calcio inglese. Nel mezzo, una discreta carriera da giocatore
prima a livello amatoriale e poi da professionista. Poche le soddisfazioni
individuali, enormi invece i meriti a lui riconosciuti. Per esempio, aver fatto
capire all’Inghilterra l’importanza del Mondiale ed esserne divenuto il primo
manager. Walter Winterbottom fu il pioniere della nascita della moderna figura
del CT e le sue attività lo portarono a far parte dell'Ordine dell'Impero
Britannico nel 1963 e della Hall of Fame del calcio inglese nel 2005.
Nato ad Oldham il 31 gennaio 1913,
Winterbottom cominciò la sua avventura nel mondo del calcio allenando la squadra
dell'Università di Chester e giocando in contemporanea con una selezione amatoriale
locale. Dopo essere divenuto insegnante di educazione fisica al Carnegie
Physical Education College di Leeds, nel 1936 gli si aprirono innanzi ai propri
occhi le porte del professionismo e venne ingaggiato dal Manchester United. In
maglia Red Devils disputò due
stagioni per un totale di 26 partite e al primo anno raggiunse anche la
promozione in First Division. Dopo la parentesi in quel di Manchestre, giunse
il tempo di appendere le scarpe al chiodo. Winterbottom era infatti convinto di
essere più propenso a dare indicazioni tecniche e tattiche piuttosto che
riceverle e per questa ragione decise di abbandonare il calcio giocato per
dedicarsi a quello vissuto da bordo campo. Nel frattempo scoppiò la seconda
guerra mondiale e i campionati furono sospesi. C’era da combattere il nemico e
Winterbottom scelse di aiutare concretamente la propria nazione entrando a far
parte della RAF per difendere dal cielo i propri connazionali.
Nemmeno il tempo
di assimilare i postumi del conflitto che nel 1946 fu incaricato di coordinare
il settore allenatori della federazione inglese, di occuparsi dei trasferimenti
e della sistemazione logistica della nazionale. Si trattava di una svolta: per
la prima volta dal 1872 la Nazionale inglese era diretta da un allenatore e non
più da una Commissione Tecnica Federale. Il ruolo di Winterbottom era però
ancora lontano da quello dell’attuale CT: egli infatti definiva soltanto la
lista dei convocati mettendo insieme le segnalazioni dei presidenti dei 92 club
della Football Association e decidendo poi la formazione migliore da schierare
in campo. L’unico limite riguardava la selezione dei giocatori, priorità
assoluta riservata alla federazione. Di fatto, però, con Winterbottom nasceva
il prototipo moderno di calcio inglese.
L’Inghilterra del tempo era una
nazione che non aveva ancora conosciuto la parola Mondiale: avendo gli inglesi
inventato il football, la loro mente era invasa da un presunto senso di
superiorità che li aveva portati a non mescolarsi alle altre nazionali e di
conseguenza a non partecipare alle prime tre edizioni del torneo. Anche i
rapporti con gli alti organi del calcio erano abbastanza burrascosi. La Federcalcio
inglese entrò infatti a far parte della FIFA nei primissimi anni di vita della
federazione internazionale creata nel 1904 a Parigi, ma ne uscì subito nel 1928
a causa di una serie di divergenze con i vertici soprattutto francesi
dell'associazione.
Tra i motivi d'attrito vi era
l'idea da parte della FIFA di organizzare un proprio campionato mondiale di
calcio alternativo al torneo olimpico: questo fatto avrebbe oscurato l'Home
Championship e messo in crisi il sistema delle amichevoli di lusso gestito in
proprio dalla federazione inglese. Questo senso di presunta superiorità portò
la nazionale inglese a non disputare i Mondiali del ’30, ’34 e ’38, limitandosi
a concedere il privilegio di mettere in palio il "proprio" titolo
morale contro le squadre di volta in volta ritenute degne di sfidarla.
La fine del conflitto mondiale
capovolse però la carte in tavola. L'Inghilterra ritornò infatti a far parte
della FIFA nel 1946 e due anni più tardi si tennero i primi giochi olimpici del
dopoguerra proprio nella capitale inglese. Venne poi il 1950: anche il calcio
era pronto a ritrovare la sua competizione principale con il Mondiale da
disputare in Brasile.
C’era grande curiosità nel vedere all’opera quelli
che erano ritenuti i maestri del football. L’Inghilterra si presentò alla
manifestazione potendo contare su una buona squadra che aveva in rosa talenti
come Alf Ramsey e Stanley Matthews e in panchina un allenatore quale
Winterbottom che aveva dedicato una vita intera a servire il proprio Paese.
Farlo davanti agli occhi di tutto il mondo era per lui motivo di ulteriore
orgoglio. Dopo la vittoria per 2-0 contro il Cile all’esordio, arrivarono però
due sconfitte per 1-0 contro i meno quotati Stati Uniti e la Spagna.
L’avventura mondiale finiva lì, gli inventori del calcio tornavano a casa.
La fiducia a Winterbottom venne
riconfermata e l’allenatore rimase in carica per un totale di 16 anni, guidando
la nazionale in altri tre Mondiali, fino quando nell'aprile 1963 gli subentrò
Alf Ramsey. Winterbottom chiudeva così il suo ciclo nel mondo del calcio. Iniziato
allenando dei ragazzini e terminato con quattro Campionati del Mondo disputati
da CT della Nazione per cui aveva anche vestito i panni dell’aviatore e
combattuto in guerra. La morte lo colpì a Guilford il 16 febbraio 2002 e tre
anni dopo venne inserito nella Hall of Fame del calcio inglese. Il suo
successore sulla panchina dell’Inghilterra era un suo ex calciatore cui
Winterbottom aveva impartito chissà quante indicazioni durante il Mondiale del
1950. In una sorta di ideale passaggio di consegne, egli consegnò la propria
panchina a colui che finalmente avrebbe portato la nazionale a vincere laddove
Winterbottom aveva soltanto collezionato delusioni. Mondiali 1966:
l’Inghilterra è campione del mondo.
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