martedì 14 aprile 2015

Walter Winterbottom e la prima volta dell’Inghilterra al Mondiale di Brasile ‘50





Da professore ad allenatore della Nazionale di calcio inglese. Nel mezzo, una discreta carriera da giocatore prima a livello amatoriale e poi da professionista. Poche le soddisfazioni individuali, enormi invece i meriti a lui riconosciuti. Per esempio, aver fatto capire all’Inghilterra l’importanza del Mondiale ed esserne divenuto il primo manager. Walter Winterbottom fu il pioniere della nascita della moderna figura del CT e le sue attività lo portarono a far parte dell'Ordine dell'Impero Britannico nel 1963 e della Hall of Fame del calcio inglese nel 2005.

Nato ad Oldham il 31 gennaio 1913, Winterbottom cominciò la sua avventura nel mondo del calcio allenando la squadra dell'Università di Chester e giocando in contemporanea con una selezione amatoriale locale. Dopo essere divenuto insegnante di educazione fisica al Carnegie Physical Education College di Leeds, nel 1936 gli si aprirono innanzi ai propri occhi le porte del professionismo e venne ingaggiato dal Manchester United. In maglia Red Devils disputò due stagioni per un totale di 26 partite e al primo anno raggiunse anche la promozione in First Division. Dopo la parentesi in quel di Manchestre, giunse il tempo di appendere le scarpe al chiodo. Winterbottom era infatti convinto di essere più propenso a dare indicazioni tecniche e tattiche piuttosto che riceverle e per questa ragione decise di abbandonare il calcio giocato per dedicarsi a quello vissuto da bordo campo. Nel frattempo scoppiò la seconda guerra mondiale e i campionati furono sospesi. C’era da combattere il nemico e Winterbottom scelse di aiutare concretamente la propria nazione entrando a far parte della RAF per difendere dal cielo i propri connazionali. 

Nemmeno il tempo di assimilare i postumi del conflitto che nel 1946 fu incaricato di coordinare il settore allenatori della federazione inglese, di occuparsi dei trasferimenti e della sistemazione logistica della nazionale. Si trattava di una svolta: per la prima volta dal 1872 la Nazionale inglese era diretta da un allenatore e non più da una Commissione Tecnica Federale. Il ruolo di Winterbottom era però ancora lontano da quello dell’attuale CT: egli infatti definiva soltanto la lista dei convocati mettendo insieme le segnalazioni dei presidenti dei 92 club della Football Association e decidendo poi la formazione migliore da schierare in campo. L’unico limite riguardava la selezione dei giocatori, priorità assoluta riservata alla federazione. Di fatto, però, con Winterbottom nasceva il prototipo moderno di calcio inglese.

L’Inghilterra del tempo era una nazione che non aveva ancora conosciuto la parola Mondiale: avendo gli inglesi inventato il football, la loro mente era invasa da un presunto senso di superiorità che li aveva portati a non mescolarsi alle altre nazionali e di conseguenza a non partecipare alle prime tre edizioni del torneo. Anche i rapporti con gli alti organi del calcio erano abbastanza burrascosi. La Federcalcio inglese entrò infatti a far parte della FIFA nei primissimi anni di vita della federazione internazionale creata nel 1904 a Parigi, ma ne uscì subito nel 1928 a causa di una serie di divergenze con i vertici soprattutto francesi dell'associazione.
Tra i motivi d'attrito vi era l'idea da parte della FIFA di organizzare un proprio campionato mondiale di calcio alternativo al torneo olimpico: questo fatto avrebbe oscurato l'Home Championship e messo in crisi il sistema delle amichevoli di lusso gestito in proprio dalla federazione inglese. Questo senso di presunta superiorità portò la nazionale inglese a non disputare i Mondiali del ’30, ’34 e ’38, limitandosi a concedere il privilegio di mettere in palio il "proprio" titolo morale contro le squadre di volta in volta ritenute degne di sfidarla.

La fine del conflitto mondiale capovolse però la carte in tavola. L'Inghilterra ritornò infatti a far parte della FIFA nel 1946 e due anni più tardi si tennero i primi giochi olimpici del dopoguerra proprio nella capitale inglese. Venne poi il 1950: anche il calcio era pronto a ritrovare la sua competizione principale con il Mondiale da disputare in Brasile.
C’era  grande curiosità nel vedere all’opera quelli che erano ritenuti i maestri del football. L’Inghilterra si presentò alla manifestazione potendo contare su una buona squadra che aveva in rosa talenti come Alf Ramsey e Stanley Matthews e in panchina un allenatore quale Winterbottom che aveva dedicato una vita intera a servire il proprio Paese. Farlo davanti agli occhi di tutto il mondo era per lui motivo di ulteriore orgoglio. Dopo la vittoria per 2-0 contro il Cile all’esordio, arrivarono però due sconfitte per 1-0 contro i meno quotati Stati Uniti e la Spagna. L’avventura mondiale finiva lì, gli inventori del calcio tornavano a casa.

La fiducia a Winterbottom venne riconfermata e l’allenatore rimase in carica per un totale di 16 anni, guidando la nazionale in altri tre Mondiali, fino quando nell'aprile 1963 gli subentrò Alf Ramsey. Winterbottom chiudeva così il suo ciclo nel mondo del calcio. Iniziato allenando dei ragazzini e terminato con quattro Campionati del Mondo disputati da CT della Nazione per cui aveva anche vestito i panni dell’aviatore e combattuto in guerra. La morte lo colpì a Guilford il 16 febbraio 2002 e tre anni dopo venne inserito nella Hall of Fame del calcio inglese. Il suo successore sulla panchina dell’Inghilterra era un suo ex calciatore cui Winterbottom aveva impartito chissà quante indicazioni durante il Mondiale del 1950. In una sorta di ideale passaggio di consegne, egli consegnò la propria panchina a colui che finalmente avrebbe portato la nazionale a vincere laddove Winterbottom aveva soltanto collezionato delusioni. Mondiali 1966: l’Inghilterra è campione del mondo.

Nessun commento:

Posta un commento