lunedì 13 aprile 2015

Goodbye Hereford United: cronaca di una storia finita male e di un giant-killing che fece epoca







Un’esistenza durata 90 anni, a spasso tra le serie minori e qualche rara apparizione in Football League, terminata per colpa del nemico peggior di qualsiasi piccola realtà calcistica: il denaro. A Hereford, cittadina dell’Inghilterra occidentale, lo sanno bene. Un ritardo nel pagamento di un debito da 1.3 milioni di sterline è costato all’Hereford United l’esclusione da “ogni qualsiasi attività calcistica”, come si legge nel comunicato emesso dalla FA in data 11 dicembre 2014.


Una storia travagliata, iniziata grazie alla fusione di due piccoli club locali che diedero vita nel luglio 1924 all’Hereford United. La squadra assunse in breve tempo il soprannome di The Bulls in omaggio alla razza di bovini allevati nelle campagne dell’Herefordshire e nel 1939 si iscrisse alla Southern League, nella quale disputò solo quattro partite a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Cessate le ostilità, il club raccolse in FA Cup il primo illustre scalpo della propria era, sconfiggendo lo Scunthorpe United (allora in Football League) per 1-0. Era solo il primo di una lunga serie, proseguita con le vittorie ai danni dell’Exeter City nel 1953 e dell’Aldershot nel 1956. Alla lista si aggiunse nello stesso anno anche il QPR, militante in Third Division, sconfitto con un sonoro 6-1 a Edgar Street, primo e unico stadio utilizzato dai Bulls. Un ko interno contro lo Sheffield Wednesday davanti a 18.114 spettatori riportò l’Hereford sulla terra, prima che una nuova vittima di terza serie, in questo caso il Millwall, dovette loro arrendersi nell’edizione del 1955-56.

Mai nessuno si sarebbe immaginato che tutte queste imprese sarebbero state nulla in confronto a quello che viene ancora oggi considerato il giant-killing più bello e famoso nella storia della FA Cup.
5 febbraio 1972. A Edgar Street si gioca il replay del Terzo Turno di FA Cup. A far visita all’Hereford arriva il Newcastle, club di First Division che al termine della stagione si classificherà poi all’11° posto.
A St. James’ Park finì 2-2 e il fatto di essere arrivati alla ripetizione contro i Magpies costituì un risultato già di per sé eccezionale per i Bulls.
Di fronte a 14.313 tifosi in visibilio, andò in scena un miracolo sportivo d’altri tempi in un climax di emozioni. Nel primo tempo - complice un terreno ai limiti dell’impraticabilità - la palla non volle saperne i entrare e solo una doppia traversa negò al Newcastle la gioia del gol. Nella ripresa, però, avvenne quello per cui tutti si erano preparati: un cross dalla destra finì sulla testa del bomber Malcolm McDonald che portò in vantaggio il Newcastle. Mancavano 8 minuti al termine di un match che sembrava avviato al più logico degli epiloghi: la squadra di serie minore che si illude di andare ai supplementari e quella di First Division che spezza ogni suo sogno di gloria.

Nessuno aveva però fatto i conti con il destino e con il suo messaggero di turno che rispondeva al nome di Ricky George. Il giocatore fu buttato nella mischia dal proprio manager subito dopo la rete dei Magpies e non tardò a far capire che quel giorno le cose non sarebbero andate come tutti avevano previsto. Dapprima, da una sua palla recuperata, nacque il pareggio firmato da Ronnie Radford con un bolide da 35 metri cui seguì una massiccia invasione di campo. Poi, una volta prolungato il match fino ai supplementari, fu lo stesso George a scrivere la pagina più importante nella storia dell’Hereford. Minuto 103. Al termine di un’azione confusa sulla destra, la palla arrivò al neo entrato giocatore Bulls in maglia 12: da un controllo sbagliato, George riuscì a prendere al proprio marcatore quel metro vitale per scaraventare in rete un diagonale di potenza e rabbia che. Edgar Street rispose al gol con una nuova e incontrollata invasione di campo che i poliziotti non provarono nemmeno a fermare. Una volta ristabilito l’ordine, la partita poté riprendere. Di fatto non successe più nulla e il triplice fischio dell’arbitro consegnò alla leggenda l’Hereford, prima squadra di Non-League a sconfiggere un club di First Division in una competizione ufficiale. Era dal 1949 che non accadeva un evento simile, quando allora fu lo Yeovil Town ad avere la meglio sul Sunderland.

Nel successivo Quarto Turno, a me parve di ripercorrere quel pomeriggio incredibile quando l’Hereford costringe al replay il West Ham. Stavolta però il miracolo non fu bissato e i Bulls dissero addio alla Coppa dopo la sconfitta per 1-3.
Il 1972 portò comunque un’altra gioia dalle parti di Edgar Street: l’ingresso nella Football League in seguito alla promozione in Fourth Division maturata nel rush finale ai danni del Barrow.
Il club raggiunse dopo un solo anno la Third Division e vi rimase per tre stagioni, al termine delle quali assaporò il passaggio in Second Division. Paradossalmente, fu la svolta che segnò in negativo la storia futura del club. Incapace di resistere a una categoria al di fuori della propria portata, la squadra iniziò una discesa verticale che la riportò rapidamente alla Fourth Division. Da quel momento in poi, l’Hereford cominciò un continuo peregrinare nelle serie inferiori, barcamenandosi tra l’ultimo livello della Football League e la Non-League, riuscendo tuttavia a conquistare la promozione in League One nel 2006. Anche in questo caso, la gioia fu assai breve e nel 2012 i Bulls si ritrovarono nuovamente in Conference, campionato dal quale furono espulsi il 10 giugno 2014 per irregolarità finanziarie. Una montagna di debiti pesava sulle spalle del club, a cui fu contestato dai creditori un buco di 1.3 milioni di sterline. Troppe per una piccola realtà della quinta serie inglese, che a dicembre dello stesso anno fu messa in liquidazione dalla FA. Si chiudeva il cerchio, un’avventura durata 90 anni era giunta ai titoli di coda. Era la fine, l’Hereford United smetteva di esistere. 

Oggi in città i tifosi si sono già mobilitati per raccogliere l’eredità della loro vecchia squadra, creando l’Hereford FC che dalla stagione 2015-16 inizierà a calcare i campi delle serie minori. Resta tuttavia ignota la categoria dalla quale si dovrà ripartire, così come il futuro di Edgar Street su cui il Consiglio Cittadino si esprimerà nei prossimi giorni.
 Il nome della squadra non più lo stesso, ma lo spirito è rimasto il medesimo, come recita il motto ufficiale del club: “La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, ma lo rialzarsi dopo esser caduti”. Esattamente quello che i predecessori dell’Hereford United hanno sempre fatto. Come il 5 febbraio 1972, quando in un freddo pomeriggio autunnale ribaltarono una partita già persa in partenza e marcarono in maniera indelebile il loro nome negli annali della FA Cup. Nemmeno i debiti, la liquidazione e oltre quarant’anni di distanza potranno mai intaccare il fascino e il romanticismo di un’impresa che probabilmente mai nessuno riuscirà a ripetere. Nell’attesa che vengano tempi migliori e che il cielo grigio sopra Hereford  lasci spazio a qualche raggio di sole. Goodbye Hereford United!

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