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lunedì 13 aprile 2015
Herbert Chapman, il visionario che plasmò le vittorie dell’Arsenal
La sua statua campeggia all’esterno dell’Emirates Stadium con lo sguardo rivolto verso l’entrata dell’impianto, quasi a voler scrutare quel che accade sul terreno di gioco. Come un padre attento che osserva il proprio figlio dare i primi calci al pallone. E lui, Herbert Chapman, fu a tutti gli effetti il padre dei primi successi dell’Arsenal, pioniere del calcio nel senso moderno del termine e figura nettamente avanti rispetto ai suoi tempi.
Nato il 19 gennaio 1878 nello Yorskshire, Chapman iniziò a giocare a calcio in alcune squadre dilettantistiche prima di approdare alle serie maggiori nel 1901. La sua carriera da calciatore fu relativamente modesta e Chapman appese le scarpette al chiodo nel 1912. In quell’anno sedette sulla panchina del Leeds, dove sfiorò la promozione in First Division nel 1914. Durante la prima guerra mondiale, la squadra fu coinvolta in una serie di irregolarità finanziarie che portarono all’espulsione del club dalla Football League nel 1919 e alla squalifica di vari dirigenti. Chapman venne inizialmente radiato, ma la pena fu in seguito mitigata e gli venne concesso di allenare l’Huddersfield Town. Egli guidò il club nel miglior periodo di tutta la sua storia, congedandosi con il bottino di una FA Cup e di due campionati consecutivi (che un anno dopo la sua partenza divennero tre, rendendo l’Huddersfield Town la prima squadra inglese a fare un tris consecutivo di titoli).
Nel 1925 Chapman accettò l’offerta di 2mila sterline annuali offertagli dal presidente dell’Arsenal Henry Norris,il cui obiettivo era portare per la prima volta il titolo nazionale a Londra. E qui ebbe inizio la sua straordinaria carriera da manager. I Gunners avevano ancora la bacheca dei trofei vuota, erano un club di livello medio-basso ma economicamente molto potente. Chapman poté così chiedere e ottenere l’acquisto dei migliori giocatori in circolazione, formando l’ossatura di una squadra vincente. Nonostante l’euforia nell’aria, il manager smorzò ogni entusiasmo e disse che ci sarebbero voluti 5 anni per vincere. Chapman istituì un accurato programma di preparazione atletica, avvalendosi di allenamenti mirati e dell’uso dei fisioterapisti. Fu tra i primi sostenitori dell’utilizzo dei riflettori per le partite in notturna e introdusse l’uso dei palloni a spicchi bianchi e neri per una maggiore visibilità della sfera. Fece inoltre inserire per primo i tacchetti di gomma sotto le suole delle scarpette, applicò i numeri da 1 a 11 sulle maglie dei giocatori e modificò la casacca dell’Arsenal, passando da una divisa totalmente rossa –allora in voga tra moltissime squadre- a una maglia rossa con maniche e pantaloncini bianchi per rendere la divisa il più originale possibile. Dal punto di vista umano, Chapman era un fine psicologo, capace di imporre una ferrea disciplina, ispirato da un grande senso del fair play e abilissimo nel gestire lo spogliatoio. Era inoltre dotato di un gran carisma tanto che un giorno esclamò «Chi ha mai sentito parlare di Gillespie Road? Qui intorno è tutto Arsenal!», arrivando persino a far rinominare la stazione della metro di Gillespie Road in Arsenal.
E per quanto riguarda l’aspetto puramente tattico (complice la modifica della regola del fuorigioco che nel 1925 fece scendere da 3 a 2 il numero minimo di avversari posti tra il giocatore e la linea di porta), Chapman inventò il modulo che si rivelò il vero segreto dei suoi successi e che da lui prese il nome di Chapman System o WM, in Italia chiamato semplicemente Sistema, adottato persino dal Grande Torino negli anni ’40.
Dal 2-3-5 (all’epoca utilizzato da qualsiasi squadra di calcio) si passò a una specie di 3-4-3 e il centromediano venne arretrato sulla linea dei difensori. Il suo compito divenne opporsi direttamente all'azione del centravanti avversario: nasceva così lo stopper, mentre i due terzini si allargarono sulle fasce laterali. A centrocampo vennero messi due mediani in posizione arretrata e davanti a loro due mezze ali, quest’ultime a supporto del reparto d’attacco formato dal centravanti e da due ali con funzione prettamente offensiva.
Il calcio passò così dalla tattica del kick and run ("calcia e corri") a quello che gli inglesi battezzarono carpet football, il "calcio sul tappeto", fondato sul possesso del pallone, sempre giocato rasoterra con numerosi e brevi passaggi. Tutte queste innovazioni portano a Chapman e all’Arsenal i successi tanto desiderati da Norris. E ci vollero esattamente 5 anni, come previsto dal geniale manager. Dopo la finale di FA Cup del 1927 persa contro il Cardiff, i Gunners ottennero il loro primo trofeo nella stagione 1929-30, conquistando la FA Cup contro l’Huddersfield Town per poi vincere 2 titoli inglesi (1930-31, 1932-33) e 3 Charity Shield (1930,1931,1933). Sarebbero potuti essere di più, ma una polmonite si portò via per sempre Chapman la mattina di un 6 gennaio 1934.
Si era chiuso un ciclo vincente all’Arsenal, ma presto ne sarebbero arrivati degli altri. Il solco era stato tracciato, bisognava mettere in pratica la filosofia di gioco e di vita di Chapman e le vittorie sarebbero continuate ad arrivare. E fu proprio così, come dimostrano le statistiche. L’Arsenal visse da lì in avanti alterne vicende, ma divenne ben presto il club più vincente e con il maggior numero di tifosi di Londra.
Chapman pose i paletti per la costruzione di uno dei più famosi e blasonati club inglesi e l’Arsenal lo omaggiò con uno statua posta ad Highbury e trasferita - a seguito della sua demolizione nel 2006 - davanti all’Emirates. E proprio da qui, l’uomo che si presentò alla stampa nel 1925 affermando «I am going to make this the greatest club in the world» continua ancora oggi a guardare con sguardo fiero e soddisfatto i risultati di un duro lavoro iniziato più di 80 anni fa. Ci è voluto quasi un secolo, ma ne è valsa la pena...
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